Siamo geneticamente programmati per comunicare con i nostri simili e non necessariamente attraverso le parole.

Esternare idee, pensieri, emozioni è l’attitudine di ogni essere umano, da sempre.

In un ambito in cui la concorrenza è spietata, distinguersi dagli altri è di fondamentale importanza.

Quello che era utile fino a qualche anno fa, oggi sembra essere superato.

Il mondo corre velocemente, il mercato lo segue, perciò non basta più essere solo un bravo professionista, ma servono anche altre abilità.

Parlare in pubblico è un’attitudine che molti professionisti devono svolgere, anche loro malgrado, e spesso non possono farne a meno, poiché questo ha un forte impatto sui loro risultati, in termini di popolarità, di immagine, di professionalità e di fatturato.

Se, tuttavia, la comunicazione interpersonale, che si realizza tra due persone, talvolta crea qualche difficoltà, è certamente meno problematica di quella fatta in pubblico, da cui molti sono spaventati!

È la paura più diffusa al mondo.

In realtà non si ha tanto paura di parlare, quanto di sbagliare.

Quello che la gente teme è la critica degli altri.
Ed il loro giudizio.

Nonostante il periodo difficile che il mondo intero ha vissuto, iniziato con le quarantene, che hanno cambiato in modo sostanziale la percezione che l’individuo ha di se stesso, i suoi rapporti e le relazioni, la comunicazione è l’unica cosa che non si è mai fermata.

Come sottolineo nel mio libro “Fabbrica della Comunicazione – Il Linguaggio dei Media” [Acquista il Libro] il punto focale, infatti, va rintracciato sempre negli studi compiuti, molti anni fa, dallo psicologo Paul Watzlawick, il quale teorizzava che “non si può non comunicare”.

Ma per farlo bene – ed avere dei risultati – è necessario farlo in modo professionale, senza improvvisazione o scorciatoie.

Beatrice