È il 1964 quando, negli Stati Uniti, l’omicidio della giovane Kitty Genovese sconvolge l’opinione pubblica.
La ragazza, 28 anni, rientra dal lavoro alle 3 del mattino nel Queens quando viene aggredita e pugnalata a morte da uno stupratore, omicida seriale.

La violenza dura almeno mezz’ora e lei urla per tutto il tempo, tanto che quasi quaranta persone si svegliano e molte vanno alla finestra!
Ognuno vede la situazione e vede gli altri che guardano a loro volta cosa sta accadendo, eppure nessuno interviene o chiama la polizia.

Questo è un emblematico caso di effetto spettatore e determina la ragione per cui, negli Stati Uniti viene creato il 911, numero unico per le emergenze.

Il Bystander effect (effetto spettatore) è un fenomeno secondo cui, in una manifesta situazione di emergenza, gli individui non offrono alcun aiuto alla persona che si trova in difficoltà o in pericolo, se sono presenti anche altre persone.

La probabilità di intervenire, insomma è direttamente proporzionale al numero degli spettatori e se, quindi, il soggetto si sente maggiormente coinvolto e responsabile.

Una modalità inattesa che sconvolge, indubbiamente, sebbene la psiche umana non cessa mai di sorprenderci.
Uno di quei fenomeni che svela un nuovo aspetto dell’uomo e che può essere attribuito a diversi fattori:

– L’ambiguità dell’evento.

Lo spettatore non ha chiarezza di quanto sta vivendo al momento, per cui resta a guardare. La cosa è realmente pericolosa o negativa? È necessario intervenire?

– Ignoranza pluralistica.

Se lo spettatore vede gente intorno che non interviene, interpreta la situazione come tranquilla e non un’emergenza, perciò non interviene.

– La diffusione di responsabilità.

La presenza di altri riduce i sentimenti di responsabilità di ciascuno e fa diminuire la velocità di reazione rispetto all’evento.

– La perdita di individualità.

Far parte di un gruppo diminuisce il senso di responsabilità del singolo, come se si fosse in una situazione di anonimato.

– Coesione sociale.

Se il gruppo è coeso è probabile che ognuno agirà in accordo con la norma della responsabilità sociale.

Oggi, i social media possono amplificare l’effetto spettatore, contribuendo all’indifferenza o all’accettazione di messaggi aggressivi che addirittura vengono condivisi, anziché fermati.

Quando si è connessi, è opportuno soffermarsi sui potenziali problemi, contribuendo a creare una cultura di aiuto reciproco e solidarietà.
Al di là del “like”, spesso si ha bisogno di un aiuto concreto.

“Fabbrica della Comunicazione. Il Linguaggio dei Media” è il libro per comprendere ulteriormente i meccanismi della comunicazione, approfondendone le dinamiche

Beatrice