Noam Chomsky è un linguista e per molti anni la sua fama, più che meritata, è stata legata alle teorie linguistiche, che si opponevano allo strutturalismo in voga e che potremmo indicare con due sigle:

“linguistica trasformazionale”
“grammatica generativo-trasformazionale”

Dedicandosi alla stigmatizzazione dell’imperialismo statunitense ed alla critica, a tratti forsennata della gestione politica dell’economia e dell’informazione, è divenuto una sorta di star del contropensiero, un nemico giurato del mainstream dominante, e con il suo fare, assai dogmatico, un guru dell’antisistema.

Ma Chomsky è celebre soprattutto per un  decalogo, ispirato alle sue idee espresse sulla manipolazione dell’informazione nelle sue derive più temibili, tra cui la disinformazione.

▪️ Prima norma è la “strategia della distrazione” che dice Chomsky: “Consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. Indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, dell’economia, della psicologia”.

Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, per tenerlo imprigionato da temi senza vera importanza: occupato, senza dargli tempo per pensare (panem et circenses: strumento in mano al potere per far cessare i malumori delle masse, che con il tempo ebbero voce proprio nei luoghi dello spettacolo).

▪️ Seconda norma è quella che definiamo “problema – reazione – soluzione” per cui “Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere nuove leggi sulla sicurezza e politiche a discapito delle libertà. (Telecamere nelle città)”.

▪️ Terza norma è la gradualizzazione delle soluzioni politiche. “Per far accettare una misura inaccettabile basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta”.

▪️ Quarta norma è quella dello spostamento nel tempo. “È più facile accettare un sacrificio futuro di uno immediato. Primo perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo perché la gente spera ingenuamente che tutto andrà meglio domani” .

Si riallaccia al Principio della Rana Bollita dello stesso Chomsky: Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua
si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta
bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50 gradi avrebbe dato un forte colpo di zampa e sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

In questo modo la gente ha il tempo di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

…l’articolo continua.

Per approfondimenti si consiglia la lettura di “Il pensiero degli altri. Come sono passata dal mainstream alla libera informazione” e di “Fabbrica della Comunicazione. Il Linguaggio dei Media”

Beatrice