La rubrica Spoiler – in formato podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.
Gattaca, La porta dell’universo esce nel 1997. Il neozelandese Andrew Niccol esordisce alla regia con un film di fantascienza distopico ambientato in un futuro prossimo dominato eugenetica e discriminazione.
Il titolo stesso “Gattaca” richiama i quattro nucleotidi del DNA (G, A, T, C), segnalando fin dal nome l’ossessione genetica al centro dell’opera.
Il tema del film risente di un periodo di fervore biotecnologico: anni in cui si mappava il genoma umano e in cui la clonazione della pecora Dolly scuoteva l’opinione pubblica, interpretando in modo lucido le possibili derive di una società ossessionata dalla perfezione genetica. In Gattaca è possibile far nascere degli esseri umani con un corredo genetico ben preciso, selezionato dai genitori.
Il conflitto dell’opera è evidente
Da un lato vi è il rispetto dei limiti imposti dalla natura (o da Dio), dall’altro vi è la hybris tecnologica dell’uomo che ambisce a “correggere” la creazione per eliminare ogni imperfezione.
L’argomento punta sul determinismo genetico contrapposto al libero arbitrio e alla dignità intrinseca dell’essere umano.
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La natura può determinare il destino di una persona?
Gli eugenisti di Gattaca credono di sì, tanto da aver costruito un intero ordine sociale su questo.
Se Huxley ne Il mondo nuovo, immaginava una società di caste biologiche in provetta e condizionate sin dall’infanzia, Niccol prospetta un futuro in cui la selezione genetica degli embrioni sia prassi comune e l’eugenetica diviene un fatto quotidiano e scelto dai genitori sotto la spinta della competizione sociale.
In entrambi i casi è il risultato di un’umanità fabbricata a tavolino, in cui il culto della perfezione distrugge la diversità e l’autenticità dell’individuo.
A differenza di 1984 di Orwell, qui il controllo è più subdolo, passa attraverso l’interiorizzazione di un ideale di perfezione ed un costante scrutinio. Ognuno diventa sorvegliante di se stesso e degli altri tramite analisi di sangue, urine, capelli poiché se il valore di un individuo coincide con il suo codice genetico, mettere in dubbio tale dogma equivale a un’eresia.
Fin da bambino Vincent sogna di diventare un astronauta per entrare a Gattaca, città aerospaziale centro di missioni interplanetarie.
Compra l’identità di Jerome, un ex atleta valido e nato geneticamente perfetto, divenuto paraplegico a seguito di un incidente e, per ciò estromesso da un mondo che richiede la perfetta idoneità fisica.
Contando su una somiglianza fisica, Vincent si sottopone clandestinamente a diversi interventi chirurgici e ad allenamenti intensivi per assomigliare il più possibile a Jerome.
Riuscendo a nascondere la sua vera identità, spacciandosi per Jerome, Vincent riesce ad entrare a far parte dei ricercatori di Gattaca, diventando ben presto uno dei migliori e suscitando l’interesse di una collega.
Il film è denso di significati: insieme di volontà, passione, perseveranza che sfugge a qualsiasi sequenza scritta nel DNA e correlato a questo vi è il tema etico: Gattaca solleva interrogativi su cosa significhi essere umani in un’era di tecnocrazia genetica.
Discriminazione e ingiustizia sociale sono mascherate da meritocrazia scientifica
Rappresentano con lucidità come una società ossessionata dal miglioramento genetico possa riprodurre le medesime disuguaglianze e oppressioni che la storia ha delineato fin troppo bene.
Viene in mente la realtà delle caste o dell’apartheid ma nel film la legittimazione ideologica della segregazione non un principio sociale, teologico o un’idea di purezza razziale.
Se a prima vista la società di Niccol è divisa tra chi vince e chi perde sulla base del DNA, la dicotomia è presto sovvertita all’insegna di come la ricerca esasperata della perfezione possa generare nevrosi e tragedie.
All’uscita nelle sale nel 1997, Gattaca ottiene un’accoglienza critica generalmente positiva, ma divide il pubblico: alcuni lo trovano troppo cerebrale e lento per i canoni della fantascienza spettacolare, altri ne lodano la raffinatezza narrativa e la profondità delle tematiche trattate.
Il film è oggi considerato un classico moderno della fantascienza distopica, mostrato nelle scuole come input per suscitare discussioni su bioetica, filosofia e diritti civili.







