La rubrica Spoiler – in formato podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”
Questa celebre frase, pronunciata dal replicante Roy Batty nel film “Blade Runner” (1982) di Ridley Scott, è impressa nell’immaginario collettivo.
Tuttavia, è fondamentale sapere che questo monologo è frutto della sceneggiatura del film e non è presente nel romanzo da cui la pellicola è liberamente ispirata: “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” (titolo originale: “Do Androids Dream of Electric Sheep?”) di Philip K. Dick, pubblicato nel 1968.
Anzi, molto del film non trova corrispondenza diretta nel libro, che offre un’esplorazione filosofica ancora più profonda e complessa.
Il romanzo di Dick ci trasporta in un futuro distopico, una San Francisco devastata dalla Guerra Mondiale Terminale, presumibilmente avvenuta agli inizi degli anni ’90 (del XX secolo, secondo la cronologia del libro).
La Terra è un luogo semideserto e contaminato dalle radiazioni. Gran parte della popolazione umana è emigrata sulle colonie extramondo, mentre molte specie animali si sono estinte.
In questo scenario desolante seguiamo le vicende di Rick Deckard, un cacciatore di taglie incaricato di “ritirare” – un eufemismo per eliminare – alcuni androidi modello Nexus-6, fuggiti dalle colonie e rifugiatisi illegalmente sulla Terra.
Fin dalle prime pagine, Dick ci immerge in un mondo straniante dove tecnologie futuristiche convivono con problemi atavici dell’umanità: la solitudine, la ricerca di significato, e il disperato bisogno di empatia in un ambiente ostile.
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Umani, Androidi e il Test dell’Empatia
Il tema centrale del romanzo è la difficile, se non impossibile, distinzione tra esseri umani e androidi. Gli androidi del romanzo sono biologicamente indistinguibili dagli umani, dotati di intelligenza acuta, ma privi di un elemento essenziale: l’empatia.
Sono progettati senza la capacità di provare compassione o immedesimazione, potendo al massimo simulare emozioni umane superficiali.
Per questo, l’umanità ha stabilito l’empatia come criterio assoluto per riconoscere un vero essere umano.
Il test Voight-Kampff, che Deckard utilizza, misura le reazioni emotive di un individuo davanti a situazioni empatiche per smascherare eventuali androidi.
Dick, però, rovescia le aspettative: non è tanto la somiglianza degli androidi agli uomini ad inquietare, quanto la progressiva somiglianza degli uomini alle macchine.
Gli umani utilizzano macchine per modulare le proprie emozioni (come il modulatore di umore Penfield), e i cacciatori di taglie come Deckard devono sopprimere la propria empatia naturale per portare a termine il loro “lavoro” di uccidere esseri che, esteriormente, paiono umani.
Mercerismo: Una Fede Artificiale per un’Umanità Svuotata?
In un mondo dove le religioni tradizionali sembrano aver perso presa, gli umani abbracciano questa nuova fede collettiva.
Gli adepti, attraverso delle “scatole empatiche”, si fondono con l’esperienza di Mercer, condividendo il suo dolore e la sua ascesa.
Questo culto, con evidenti richiami cristologici, rappresenta un tentativo di recuperare un senso di comunità e compassione.
Lo stile di Dick è asciutto, funzionale, punteggiato da improvvisi lampi visionari e momenti di ironia cupa. I dialoghi sono brevi e taglienti.
Quando “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” fu pubblicato nel 1968, la fantascienza viveva una stagione di rinnovamento intellettuale. Il romanzo fu candidato al Premio Nebula nel 1969, segno del riconoscimento del suo valore innovativo.
“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è più di un semplice racconto di caccia ai robot. È una parabola filosofica che intreccia riflessioni post-umane, istanze esistenzialiste e critica nichilista.
Il romanzo intercetta e anticipa tendenze come il postumanesimo, la massificazione mediatica e la coscienza ambientalista.
E se desideri approfondire tematiche sui Media: “Fabbrica della Comunicazione. Il Linguaggio dei Media” il libro di Beatrice Silenzi.







